Dalle parole ai fatti: rewilding “Bosco della Selva” a Castel Madama

Settembre 6, 2022

Rewilding Apennines e l’Università Agraria di Castel Madama hanno stipulato una convenzione per la gestione di 360 ha in località Bosco della Selva seguendo i principi rewilding.

Vista sul paesaggio di Bosco della Selva.
Nicolò Borgianni

Una delle sfide del rewilding in Appennino centrale è proporre ed attuare modelli alternativi di gestione del paesaggio rispetto al “classico” uso del bosco con relativo taglio per farne legna da ardere, oppure l’affitto dei pascoli agli allevatori – che talvolta eccedono nel carico di bestiame e mirano essenzialmente a massimizzare i sussidi concessi dall’Unione Europea.

Quali sono questi modelli alternativi? Seguendo i principi rewilding, lasciar fare alla natura determina molteplici benefici, non solo ecologici, ma anche economici e socioculturali. Infatti, quando la natura riprende il suo corso i suoi processi si riattivano, anche con una certa rapidità, ripristinando quelle funzioni che erano state alterate dall’impatto antropico. Non sempre questo avviene in maniera spontanea, perché dipende dall’entità dell’impatto, quindi talvolta l’uomo può dare un piccolo sprone affinché il rewilding abbia inizio (pensiamo ad esempio, alla reintroduzione di una specie chiave che mancava nella catena alimentare, oppure alla rimozione di una diga per far tornare libero un fiume), ma le capacità rigenerative della natura sono ben note.

Dunque, lasciare una porzione di paesaggio ai processi naturali consente, per esempio, al bosco di autoregolarsi ed efficientare il sequestro di carbonio; la mancanza di disturbo antropico permette a molte specie di tornare a frequentare certi luoghi per cercare rifugio, per alimentarsi e riprodursi; si riattivano spontaneamente le catene trofiche, con un tasso di biodiversità più elevato, e così via. Il buon funzionamento dei processi naturali determina una serie di servizi ecosistemici utili all’uomo, quali la mitigazione climatica dovuta alla presenza del bosco, una maggiore stabilità del suolo, la presenza più diffusa di flora e fauna che consente di attivare circuiti ricreativi ecc.

 

Incontro di intenti

Consapevole di queste opportunità, il team di Rewilding Apennines ha intrapreso nei mesi scorsi un rapporto conoscitivo con l’Università Agraria di Castel Madama, a pochi chilometri a ovest dell’area rewilding, in provincia di Roma. Le Università Agrarie sono istituzioni nate agli inizi del ‘900 come forme associative di contadini residenti; fondate in Italia per garantire l’accesso e la distribuzione delle risorse naturali per la sussistenza collettiva attraverso gli usi civici, in particolare in tema di gestione dei boschi e dei pascoli. Oggi l’Università Agraria di Castel Madama gestisce un’area comunale di 750 ha di boschi misti, pascoli ed ecotoni che vanno dai 350 ai 615 m slm. La presenza di punti d’acqua rende quest’area molto interessante per le popolazioni di anfibi tra cui la rara ed endemica salamandrina dagli occhiali. “La vicinanza del fiume Aniene arricchisce l’area non solo dal punto di vista ecologico, ma anche storico-archeologico per via della presenza di numerose ville di epoca romana.”, sottolinea Nicolò Borgianni, Vulture Field Officer di Rewilding Apennines, originario proprio di quei luoghi. “La zona è inoltre stabilmente frequentata dal lupo appenninico ed ospita diversi esemplari di gatto selvatico europeo, sono per giunta frequenti gli avvistamenti di corvi imperiali e di individui di aquila reale.”, riferisce entusiasta Borgianni.

Lupo appenninico.
Nicolò Borgianni

L’Università Agraria voleva intraprendere un percorso gestionale di questo territorio diverso dal passato, improntato alla rinaturalizzazione dell’area, riducendo al minimo l’utilizzo delle risorse, e immaginando un programma di valorizzazione a basso impatto. L’ente, peraltro, vorrebbe che si istituisse un monumento naturale, al fine di rafforzare l’obiettivo di tutela degli ecosistemi a lungo termine.

Dal canto suo, Rewilding Apennines ha tra i fini istituzionali quello di applicare le pratiche rewilding in territori in continuità con l’area rewilding in Appennino centrale, per amplificare il più possibile gli effetti positivi delle azioni, sia sugli ecosistemi sia sulle comunità locali.

Ecco dunque che l’incontro di intenti tra le due organizzazioni si è rapidamente concretizzato.

“Abbiamo lavorato mesi per conciliare al meglio quanto sancito dal nostro statuto, le leggi regionali in vigore sul territorio e quanto proposto da Rewilding Apennines. L’Università Agraria non ha solo il dovere di salvaguardare gli interessi degli allevatori, che vanno diminuendo sempre di più, ma anche quello di instaurare con gli stessi un dialogo costruttivo mirato ad una collaborazione finalizzata alla tutela del territorio e del patrimonio naturalistico; in questo ed in molti altri punti che si fonda l’intesa con Rewilding Apennines.”, afferma il Presidente dell’Università Agraria Giuseppe Salinetti.

“È la prima volta che l’Università Agraria di Castel Madama per una sua area firma una co-gestione volta alla conservazione della natura, nello specifico quella del Bosco della Selva (360 ha), la più bella a mio avviso. Un territorio molto vasto che si estende per una totalità di 750 ha circa, sempre più difficile da gestire per la mancanza di fondi destinati agli enti come il nostro. È per questo che abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di Rewilding Apennines.”, conclude il Presidente.

Bosco della Selva è caratterizzato da un paesaggio di boschi misti, pascoli ed ecotoni.
Nicolò Borgianni

 

L’impegno per i prossimi anni

La convenzione stipulata il 25 giugno 2022 tra l’Università Agraria di Castel Madama e Rewilding Apennines prevede una co-gestione di Bosco della Selva con un approccio rewilding almeno per i prossimi cinque anni. Rewilding Apennines si impegnerà a lavorare per il ripristino degli ecosistemi, al fine di migliorare la qualità degli habitat e di incoraggiare la presenza e il movimento delle specie, oltre che il ritorno spontaneo di alcune che ad oggi mancano all’appello, quali il cervo nobile e la lepre italica. Il monitoraggio di flora e fauna attraverso metodologie dirette e indirette sarà una delle azioni conoscitive principali circa la biodiversità del territorio, a cui si affiancheranno attività di rimozione del filo spinato per garantire il libero spostamento della fauna e la pulizia dei rifiuti. Particolare attenzione sarà rivolta anche ai punti d’acqua, con il ripristino di fontanili adeguandoli ad ospitare la fauna anfibia. Inoltre, si prevede il miglioramento dell’habitat rifugio dei rettili – e non solo – con il ripristino, laddove possibile, dei muretti a secco, che costituiscono anche un elemento di connotazione storica del paesaggio. La collocazione di cassette-nido per uccelli e pipistrelli è un ulteriore intervento previsto da Rewilding Apennines.

A tutto questo si assocerà una strategia di comunicazione volta a promuovere il territorio e le iniziative rewilding da implementare e un piano di sviluppo imprenditoriale, in coordinamento con gli attori locali e, allo stesso tempo, con uno sguardo ai mercati internazionali. Tanto per cominciare, sarà possibile anche organizzare attività di turismo naturalistico con il coinvolgimento di volontari e guide ambientali escursionistiche.

La presenza di un rifugio nella proprietà può offrire opportunità di sviluppare attività ricreative e formative legate alle iniziative rewilding.
Nicolò Borgianni

Quali sfide per il futuro?

Bosco della Selva non è soggetto a taglio boschivo ormi da 30 anni e questo sta già facilitando i processi rigenerativi naturali. Tuttavia, l’uso civico pascolivo è ancora in atto in alcune particelle dell’area. Da questo punto di vista, l’obiettivo di Rewilding Apennines è quello di promuovere nuove iniziative rewilding legate al pascolo naturale, cercando anche di instaurare un dialogo costruttivo con gli allevatori del posto e, ove possibile, assisterli in una transizione verso un approccio meno invasivo.

“La nostra amministrazione” afferma il vice presidente dell’Università Agraria Sara Chicca “intende mantenere gli usi civici, garantendone e preservandone sempre il principio di bene comune; allo stesso tempo abbiamo la volontà e il dovere morale, di pari passo con quello istituzionale, di tutelare e sviluppare il nostro territorio con uno sguardo al futuro. Questo può avvenire solo grazie alla collaborazione con enti come Rewilding Apennines.”

“Siamo molto orgogliosi di questa intesa con l’Università Agraria di Castel Madama che ci consente di estendere le azioni rewilding in un territorio di grande pregio naturalistico e storico, esterno all’attuale area rewilding ma contiguo.”, dichiara Mario Cipollone, Team Leader di Rewilding Apennines. “La tutela di aree verdi come il Bosco della Selva rappresenta un modello piccolo ma significativo di gestione del paesaggio finalizzato al contrasto ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.”, conclude Cipollone.