Ripristino fluviale

Bruno D'Amicis

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Bruno D'Amicis

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Bruno D'Amicis

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Bruno D'Amicis

Ripristino fluviale

Perché ripristinare gli ecosistemi fluviali?

La biodiversità acquatica è tra le più minacciate dalle attività umane in assoluto. 

Molti pesci come trote, lamprede, storioni e anguille migrano per riprodursi, nutrirsi e completare il loro ciclo vitale, rendendo unici gli ambienti che abitano e le reti alimentari di cui fanno parte. La loro presenza è sinonimo di salute degli ecosistemi fluviali e quindi di tutti gli habitat ad essi collegati. Ma la maggior parte delle specie ittiche migratorie è gravemente minacciata dal degrado dei fiumi e dalla presenza di barriere artificiali come dighe e sbarramenti.

Sono molte le minacce che gravano sui fiumi e che oggi ne causano, in tutto il mondo, una grande sofferenza. Il prelievo di acqua, il consumo insostenibile del suolo, l’invasione di specie aliene e la frammentazione dell’habitat dovuta all’uso massiccio di barriere fluviali sono tra le principali.

Ma negli ultimi anni è nato un movimento – Dam Removal Europe – che sta crescendo e diventando sempre più popolare tra le fila degli attivisti della natura. L’obiettivo di Dam Removal Europe è affrontare questo grave problema con azioni concrete di rimozione delle barriere. Anche Rewilding Europe sostiene queste azioni, cruciali per implementare i processi di rewilding dei fiumi.

Come spesso denunciato da Dam Removal Europe, con il tempo queste barriere diventano punti in cui si accumulano i sedimenti, che a loro volta minacciano l’integrità strutturale degli alvei, dei delta e di conseguenza di habitat molto preziosi, già sottoposti ad altre minacce come l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Del resto gli sbarramenti artificiali quasi mai prevedono strutture che aiutano il passaggio dei pesci, i quali finiscono per non poter completare la loro migrazione stagionale lungo rotte che si sono definite nel corso di millenni di evoluzione. 

La situazione in Appennino centrale

Nicolò Borgianni

Per colmare il vuoto di conoscenze sullo stato dei fiumi dell’Appennino centrale, nel 2020 Rewilding Appenines ha realizzato uno studio investigativo con lo scopo di verificare la fattibilità di un progetto di rimozione delle barriere e il tipo di strutture alternative che potrebbero essere realizzate. Il biologo Simone Giovacchini ha campionato 169 km di tratti fluviali, “a caccia” di barriere presenti lungo quattro fiumi: Liri, Sagittario, Gizio e Sangro. Sono state censite 289, tra le quali dighe, sbarramenti, guadi, chiuse, canalizzazioni e rampe. Con 1,7 barriere per km, la densità di queste infrastrutture appare molto alta, principalmente concentrata in pochi punti caldi sparsi nei bacini idrografici.

Bruno D’Amicis

Dopo questa indagine, Rewilding Apennines si è impegnata a ripristinare e proteggere questi habitat fluviali e a contribuire alla conservazione delle specie ittiche migratorie. Grazie al Programma Open Rivers è stato realizzato uno studio di fattibilità che ha l’obiettivo di trovare strumenti, metodi e processi che aiutino a rimuovere in futuro cinque barriere fluviali sul fiume Giovenco e una sul fiume Liri, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Parliamo di barriere inutilizzate, che cioè non svolgono più la loro funzione, ma che invece continuano ad essere causa di frammentazione dell’habitat. 

Vogliamo che i fiumi tornino a scorrere liberi e pieni di vita! In questo consiste il nostro impegno!