Martin Falklind

Lirica selvaggia – Il sogno di un suono più selvaggio per il fiume Liri

Costruire un bagaglio di conoscenze sul flusso di lavoro necessario per giungere alla concreta rimozione di barriere fluviali e costruire una rete di collaborazioni con le autorità locali per rendere futuri smantellamenti di barriere su fiume Liri più facili e veloci. 

 

Introduzione

Il fiume Liri è famoso per essere stato gestito già in epoca romana. A circa 110 km a monte della foce, il fiume passa per quello che una volta era il Lago del Fucino, separato dal bacino lacustre dalla cresta del Monte Salviano. L’imperatore Claudio fece scavare una galleria attraverso il crinale per drenare il lago, che non aveva uno sbocco naturale, verso il Liri. L’imperatore Adriano proseguì l’opera del suo predecessore cercando di migliorare i lavori, ma, dopo la caduta dell’impero romano, il tunnel venne abbandonato e fu ostruito da limo e detriti. Il Lago del Fucino si riempi nuovamente d’acqua. Solo negli anni Sessanta del XIX secolo fu completata una nuova galleria, attraverso la quale ancora oggi le acque del lago defluiscono nel Liri.

Nella Seconda Guerra Mondiale, durante la Campagna d’Italia, la Linea Gustav presidiata dalle truppe tedesche seguiva proprio la valle del Liri. Oggi gli habitat naturali dell’alto Liri sono disseminati di centrali elettriche e sbarramenti, che rendono difficile la vita dei pesci. 

Rimuovere queste barriere significherebbe migliorare la qualità delle acque e degli habitat di diverse specie ittiche autoctone, che hanno un forte valore economico e conservazionistico, tra le quali Salmo trutta trutta, Gobio gobio, Squalius lucumonis, Barbus fucini, Rutilus rubilus, Telestes muticellus. 

Il fiume è parte dell’area rewilding dove oepra Rewilding Apennines ed è strategico anche per il ritorno della lontra eurasiatica, una specie di grande valore per la conservazione. Inoltre è vitale per altre specie minacciate e protette di uccelli e di mammiferi, come l’orso bruno marsicano, in pericolo critico, o come il lupo, il gatto selvatico, la puzzola e diversi ungulati. 

Infine, il fiume Liri e la sua valle sono anche un importante corridoio ecologico per la fauna terrestre che si muove tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a est e i Monti Simbruini-Ernici a ovest.

 

Monitoraggio dei corridoi ecologici nell’area rewilding dell’Appennino centrale.
Bruno D'Amicis

Contesto e opportunità del progetto

La “barriera 16” è una degli sbarramenti la rimozione è stata definita prioritaria tra le 289 rilevate nell’area di studio e le 126 del bacino idrografico del Liri-Garigliano. Tale priorità è stata definita grazie allo studio preliminare condotto lungo 169 km dei fiumi Liri, Sagittario, Gizio e Sangro e ha rivelato l’alta densità di barriere fluviali in Appennino centrale, dove cioè molti sbarramenti sono concentrati in pochi punti caldi. Il bacino idrografico del Liri-Garigliano è quello che presenta la più alta densità di barriere (Giovacchini, 2021). 

Di tutti gli sbarramenti presenti solo alcuni, precisamente il 15%, si configurano come vere e proprie barriere ecologiche per i movimenti dei pesci e per i quali, dunque, la rimozione deve essere prioritaria (Giovacchini 2021). 

Rimuovendo la “Barriera 16” 9,3 km di fiume a monte e 1,6 km a valle saranno finalmente liberi di fluire e l’habitat di molte specie minacciate e in pericolo ne risulterà migliorato. Il fiume è una priorità per le specie protette dalla Direttiva Uccelli e Habitat dell’UE, tra le quali la lontra. 

Un altro aspetto prezioso del progetto è l’aumento delle conoscenze che potrà portare su questo specifico ecosistema. Infatti sarà interessante raccogliere dati sulla presenza e abbondanza di specie ittiche e si valuteranno gli aspetti geomorfologici legati alla rimozione di questa barriera e di altre nel bacino idrografico. 

Il progetto aprirà la strada ad altre rimozioni sullo stesso fiume e in tutta l’area di rewilding, dando finalmente il via al movimento di eliminazione delle barriere fluviali in Italia, un paese che finora è rimasto alquanto passivo su questo tema, che è invece così importante.

 

Una delle numerose briglie lungo il fiume Liri.
Nicolò Borgianni

Obiettivi del progetto

La missione di Rewilding Apennines è quella di rendere l’Appennino centrale un luogo più selvaggio, partendo dalla straordinaria ricchezza della natura. Allo stesso tempo Rewilding Apennines si impegna anche a contrastare lo spopolamento delle aree rurali, supportando attività economiche che beneficiano di un ambiente integro. Nel corso del tempo l’organizzazione ha lavorato a stretto contatto con partner locali, ONG e Parchi Nazionali per migliorare l’habitat e la protezione della fauna selvatica nei corridoi ecologici tra le principali aree protette. 

Questo progetto aumenterà le conoscenze su come attraversare tutte le fasi– sia tecniche sia amministrative – per arrivare alla concreta rimozione di barriere fluviali.  Questo bagaglio di conoscenze, insieme alla rete positiva e collaborativa che si instaurerebbe con le autorità locali, renderebbe il flusso di lavoro più facile e veloce per chiunque volesse promuovere futuri smantellamenti. Rewilding Apennines inoltre sosterrà le ONG locali impegnate nella protezione dei fiumi e nella rimozione di barriere, anche facendo pressione sulle istituzioni.  

Tutto questo renderà più semplice la replicazione di progetti simili, con lo scopo di amplificare la rimozione di barriere e aumentare sempre di più la connettività del fiume Liri. 

Condividere le migliori pratiche e diffonderle è uno degli obiettivi di Rewilding Europe, partner anche di Dam Removal Europe, il movimento europeo che sostiene l’eliminazione di barriere fluviali. Con questo progetto per la prima volta una barriera fluviale sarebbe rimossa. Meriterebbe un lancio sensazionale! 

Non solo, il fiume Liri può diventare un caso di studio nazionale, in grado di insegnare che un fiume può essere protetto dalle comunità che vivono sulle sue sponde e che ne vogliono preservare l’elevata biodiversità. Un fiume dove potremmo di nuovo vedere uno dei mammiferi più iconici, la lontra, il cui ritorno si prevede, dopo 50 anni di estinzione, nel prossimo futuro.

 

L’ittiologo Amilcare D’Orsi rilascia una trota, dopo averla misurata, nel tratto del fiume Liri sottoposto al campionamento per valutare la diversità ittica.
Mario Cipollone

Coinvolgimento delle comunità

Rewilding Apennines ha promosso un seminario di tre giorni (“Rewilding in Italia“, dal 3 al 5 novembre 2023) durante il quale alcuni esperti hanno affrontato il tema del ripristino fluviale in termini di sicurezza, ecologia e reintroduzione delle specie. 

Il 20 luglio è stato organizzato il webinar “Fiumi liberi di scorrere”, tenuto dall’ittiologo Amilcare D’Orsi e dall’ingegnere ambientale Giandomenico Mercuri. 

Rewilding Apennines ha anche incontrato amministrazioni e associazioni locali per informare i cittadini del valore ecologico di questa iniziativa e rassicurarli sul tema della sicurezza. Anche il locale “Liceo Scientifico Vitruvio Pollione” di Avezzano è stato coinvolto nelle attività. Attraverso una lezione frontale e un’attività di campo, gli studenti hanno appresso i principi dell’ecologia fluviale e del suo ripristino e hanno sperimentato in cosa consiste il campionamento di macroinvertebrati, importanti indicatori della biodiversità dei fiumi.