Enrica Calò

Giov & Go – Verso un Giovenco libero di scorrere

In preparazione la rimozione di cinque dighe nell’area appenninica: il primo progetto di rimozione di uno sbarramento in Italia

Introduzione

Il fiume Giovenco è un corso d’acqua di 44 km che nasce in un’area ricca di sorgenti. Attraversa i paesi di Bisegna, Ortona dei Marsi e Pescina, confluisce nel canale collettore del Fucino detto “Immissario Torlonia”, per poi sfociare nel fiume Liri. Il Giovenco è alimentato da molte sorgenti, sia stagionali sia perenni, captate per l’uso domestico e industriale dell’acqua e per alimentare l’acquedotto. Nella parte terminale del corso montano, nei pressi dell’abitato di Pescina, il flusso del fiume è bloccato da uno sbarramento che serve a immagazzinare l’acqua per l’irrigazione; più a valle si trasforma in un corpo idrico fortemente modificato, regimentato e cementificato, che confluisce nel canale di bonifica del Fucino. 

Nel 2000, l’ampliamento del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha incluso la Valle del Giovenco. La posizione del fiume, che si estende verso la piana del Fucino, ha un ruolo di primo piano per la conservazione della natura di questo territorio. Rappresenta infatti un corridoio naturale che collega la vasta area del versante meridionale del Parco Nazionale con i massicci del Sirente e del Velino a occidente, protetti dal Parco Regionale Sirente-Velino. 

Come accennato, nel suo tratto montano il corso d’acqua presenta ancora un alta naturalità ed è caratterizzato da fasce ripariali continue. Mentre lungo la valle 15 piccoli sbarramenti, tutti concentrati in soli 25 km, ne frammentano il flusso. Alcuni di questi sbarramenti sono ancora in uso, come quelli a servizio dell’acquedotto e dell’impianto di irrigazione, altri sono inutilizzati e altri ancora hanno probabilmente perso da tempo la loro funzione.  

Tutti interrompono la continuità del fiume. 

 

Barriera sul fiume Giovenco.
Mario Cipollone

Contesto e opportunità del progetto

Attraverso il progetto Giov & Go si vogliono finanziarie tutte le attività preparatorie necessarie al raggiungimento dell’obiettivo finale: la rimozione di cinque piccoli sbarramenti in cemento armato che si trovano in corrispondenza dell’alto corso del fiume Giovenco, all’interno del Comune di Bisegna, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di studi di fattibilità per definire il quadro ecologico-ambientale, giuridico-amministrativo e socioeconomico per lo sviluppo dell’iniziativa, nella preparazione dei documenti tecnici di progettazione e in azioni di sensibilizzazione delle comunità locali riguardo alle minacce che colpiscono il fiume. 

Vista la tipica fragilità intrinseca dei piccoli corsi d’acqua dell’Appennino nella loro parte alta, il progetto intende dimostrare che la rimozione dei cinque sbarramenti consentirebbe il ripristino dei processi fluviali, con ricadute positive sull’intero ecosistema di bacino.

Nello specifico ci si aspetta che il Progetto raggiunga risultati diversi, che si possono così sintetizzare: 

  • Ripristino dell’alveo fluviale naturale come condizione indispensabile per riattivare i processi idrodinamici, morfologici ed ecologici ora bloccati dagli sbarramenti.
  • L’eliminazione di un detrattore che turba l’armonia di una valle ad alto valore paesaggistico, nonché compresa nel perimetro di uno dei più antichi parchi nazionali d’Italia. 
  • L’alto potenziale dimostrativo in quanto “progetto pilota” e il forte impatto comunicativo ed educativo che la rimozione delle barriere assumerebbe. Non bisogna dimenticare che il fiume Giovenco è frequentato anche da fauna terrestre vertebrata, tra cui l’orso bruno marsicano, una specie chiave per l’ecosistema. 
  • La convergenza tra i benefici della conservazione della biodiversità e le aspettative di sviluppo sostenibile delle popolazioni locali, in una valle dove per secoli le attività umane sono state in equilibrio con la natura.
  • L’impatto socioeconomico positivo che il piccolo Comune montano di Bisegna potrebbe ricavare dal progetto di rimozione. Questo potrebbe infatti dare un significativo impulso all’azione dell’amministrazione comunale, impegnata – come molte altre nell’Appennino centrale – a rivitalizzare il proprio territorio attraverso il potenziamento dell’ecoturismo, la promozione di attività ricreative e sportive in natura, la gestione sostenibile delle risorse naturali e lo sviluppo di agricoltura e allevamento responsabili e sostenibili.

 

Ululone dal ventre giallo.
Bruno D'Amicis

Gli obiettivi del progetto

Questa iniziativa aumenterà le conoscenze su come attraversare tutte le fasi – sia tecniche sia amministrative – per arrivare alla concreta rimozione di barriere fluviali.  Questo know-how, insieme alla rete positiva e collaborativa con le autorità locali, renderebbe il flusso di lavoro più facile e veloce per chiunque volesse promuovere futuri smantellamenti. Inoltre darebbe il via alle attività di promozione di Rewilding Europe con un lancio sensazionale, visto che si tratterebbe del primo sbarramento rimosso in Italia.

Il Giovenco diventerebbe un caso di studio in grado di dimostrare che un fiume può essere protetto dalle comunità che lo vivono, di aprire la strada a futuri progetti di recupero faunistico del gambero di fiume e della trota mediterranea e dove, dopo 50 anni di estinzione, si prevede anche il ritorno della lontra nel prossimo futuro. 

L’iniziativa offrirebbe un modello che può essere replicato nella stessa valle o in bacini idrografici analoghi. L’esperienza acquisita con questo progetto rappresenterebbe una buona pratica per stimolare iniziative simili. Il tipo di misure attuate potrebbe rendere i progetti più facilmente ammissibili ai fondi strutturali europei e influenzare positivamente la politica di “liberazione dei fiumi”, proprio in linea con l’impegno delineato dalla Strategia dell’Unione Europea per la Biodiversità per il 2030, che consiste nel ripristino del flusso in almeno 25.000 km di fiumi in tutto il continente.

 

Il gambero di fiume, endemico dell’Appennino centrale.
Bruno D'Amicis

Coinvolgimento delle comunità

Durante l’estate del 2023, Rewilding Apennines ha promosso due eventi sul Giovenco, con visite guidate sul fiume e conferenze per valorizzarne il valore ecologico e culturale. Il progetto è stato presentato pubblicamente anche al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e ai rappresentanti dei Comuni di Ortona dei Marsi e Bisegna, ricevendo la loro approvazione. 

Rewilding Apennines ha anche tenuto un seminario di tre giorni (“Rewilding in Italia“, dal 3 al 5 novembre 2023), durante il quale alcuni esperti hanno affrontato il tema del ripristino fluviale in termini di sicurezza, ecologia e reintroduzione di specie. 

Il 20 luglio è stato organizzato il webinar “Fiumi liberi di scorrere”, tenuto dall’ittiologo Amilcare D’Orsi e dall’ingegnere ambientale Giandomenico Mercuri. 

Rewilding Apennines ha anche incontrato amministrazioni e associazioni locali per informare i cittadini del valore ecologico di questa iniziativa e rassicurarli sul tema della sicurezza. Anche il locale “Liceo Scientifico Vitruvio Pollione” di Avezzano è stato coinvolto nelle attività. Attraverso una lezione frontale e un’attività di campo, gli studenti hanno appresso i principi dell’ecologia fluviale e del suo ripristino e hanno sperimentato in cosa consiste il campionamento di macroinvertebrati, importanti indicatori di biodiversità dei fiumi.