GIOVENCO LIBERO DI SCORRERE

Giov&Go

La prima rimozione di barriere fluviali in Appennino Centrale

Bruno D'Amicis

GIOVENCO LIBERO DI SCORRERE

Giov&Go

La prima rimozione di barriere fluviali in Appennino Centrale

L’azione

Grazie a un finanziamento di Open Rivers Programme, Rewilding Apennines ha realizzato nell’autunno 2024 la prima iniziativa di rimozione di barriere artificiali nell’Appennino centrale, nel territorio protetto dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. L’intervento ha previsto la demolizione di cinque briglie in cemento e dei relativi muri spondali, consentendo la riconnessione di 11,2 km di fiume. È un’azione pilota inedita in questa regione regione, concepita per offrire un modello operativo e amministrativo replicabile in altri contesti simili.

La rimozione delle barriere sul fiume Giovenco rappresenta un passo concreto verso la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua dell’Appennino e un contributo diretto al raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità e della Missione Restore our Ocean & Waters per la protezione degli ecosistemi acquatici.

 

Perché rimuovere queste barriere?

La rimozione di queste 5 barriere porterà importanti benefici per l’ecosistema del fiume Giovenco. In particolare, faciliterà la migrazione di pesci e macroinvertebrati – come la trota mediterranea e il gambero di fiume autoctono – aumentando la diversità genetica e migliorando la salute delle popolazioni, ripristinerà il flusso naturale dei sedimenti attraverso i processi di erosione e deposizione, migliorerà la qualità e la varietà degli habitat a vantaggio delle specie acquatiche e della vegetazione ripariale, e accrescerà la resilienza del fiume nei confronti delle piene. Stimiamo inoltre che gli effetti positivi possano estendersi per circa 25 km a valle, innescando un “effetto domino” ecologico di più ampia portata.

Un fiume che torna a scorrere libero non è solo un successo ambientale, ma anche un’opportunità di crescita e consapevolezza per le comunità locali che da secoli convivono con queste preziose risorse naturali.

 

 

 

“La rimozione delle 5 barriere di cemento che ostacolavano il flusso naturale del fiume Giovenco è stata una sfida difficile.
Abbiamo dovuto imparare strada facendo come affrontare questo processo lungo e complesso, sia dal punto di vista della progettazione, sia nel tedioso (anche se necessario!) percorso burocratico, ma ogni ricerca e indagine che abbiamo condotto ha confermato i benefici che questa operazione avrebbe portato al fiume e a tutti gli esseri viventi che da esso dipendono.
Questa consapevolezza è stata la motivazione più forte che ci ha spinto ad andare avanti e non arrenderci.

Tre anni di duro lavoro durante i quali, qualche volta, abbiamo davvero temuto di dover rinunciare ma oggi che questo sogno si è realizzato, tutti i nostri sforzi sono ripagati e le operazioni di rimozione delle barriere fluviali non sembrano più così difficili da affrontare.

Con questo progetto, unico in centro Italia, Rewilding Apennines diventa parte attiva di un movimento in continua espansione in tutta Europa e nel mondo. Per noi, rompere queste barriere non è stata solo un’azione di rewilding, ma un messaggio simbolico: dimostrare che è possibile.”

Mario Cipollone

Team leader Rewilding Apennines

Rimozione di una barriera sul fiume Giovenco
Rimozione di una barriera sul fiume Giovenco.
Bruno D'Amicis

Una guida per il futuro: i partner e la governance

GIOV & GO è stato sviluppato in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Comune di Bisegna, Rewilding Europe e altri partner strategici. Questa sinergia tra ONG e istituzioni pubbliche ha garantito inclusività delle scelte e un approccio basato sulla scienza fornendo linee guida preziose per iniziative analoghe. La principale sfida è stata la totale assenza di precedenti esperienze nel territorio. In risposta, i partner hanno lavorato in stretta coordinazione per affrontare con successo le complesse fasi tecniche, sviluppare indagini pre e post intervento e gestire le numerose procedure amministrative necessarie — dai permessi alle valutazioni richieste dalle autorità competenti.

Per queste ragioni, Giov&Go si configura come un progetto pilota, in grado di offrire un modello replicabile per altri fiumi di piccole e medie dimensioni nella regione e oltre.

 

Monitorare: una fase irrinunciabile

Il monitoraggio prima e dopo l’intervento rappresenta un momento cruciale per il successo del progetto. A partire dai rilievi iniziali, nei prossimi mesi e anni i nostri tecnici e consulenti seguiranno con cura l’evoluzione del corso d’acqua, concentrandosi sulle variazioni del flusso e del carico di sedimenti, sulla presenza di pesci e macroinvertebrati, sull’emergere di nuovi rifugi naturali e infine valuteranno la possibilità di ripopolamento di specie autoctone, come la trota mediterranea e il gambero d’acqua dolce. Sarà fondamentale anche osservare la colonizzazione spontanea della vegetazione, poiché garantire una copertura stabile significa promuovere la resilienza del fiume nel lungo termine.

Un’attenzione particolare verrà rivolta alla diversificazione degli habitat e alla capacità del fiume di fronteggiare i periodi di siccità, così da comprenderne appieno la tenuta di fronte alle sfide ambientali presenti e future.

“Rimuovere queste briglie permetterà al fiume di ripararsi da solo. Un esempio concreto di approccio rewilding, dove interventi mirati riattivano il potenziale di rigenerazione degli ecosistemi”

Fabien Quétier, Head of Landscapes di Rewilding Europe

Bruno D’Amicis

“Rimuovere queste briglie permetterà al fiume di ripararsi da solo. Un esempio concreto di approccio rewilding, dove interventi mirati riattivano il potenziale di rigenerazione degli ecosistemi”

Fabien Quétier, Head of Landscapes di Rewilding Europe

Amare il fiume Giovenco: coinvolgimento della comunità e sviluppo sostenibile

La partecipazione attiva dei residenti e la volontà di promuovere uno sviluppo sostenibile costituiscono la spina dorsale di questa iniziativa, pensata per rafforzare il legame fra il fiume Giovenco e gli abitanti della valle. Durante la fase progettuale, abbiamo organizzato incontri mirati con gli stakeholder per presentare nel dettaglio gli obiettivi e i benefici complessivi del progetto, affiancando a queste occasioni di confronto una serie di attività di educazione e sensibilizzazione volte ad accrescere la consapevolezza del valore degli interventi realizzati.  Al contempo, abbiamo mostrato come un ambiente fluviale più sano possa tradursi in vantaggi economici e sociali reali, come l’incremento del turismo naturalistico.

We will continue along this path, convinced that the support and involvement of local communities is essential to make any rewilding action truly complete.

Il fiume Giovenco

Il fiume Giovenco, lungo 44 km, nasce in un’area generosa di sorgenti e attraversa i borghi di Bisegna, Ortona dei Marsi e Pescina, per poi confluire nel canale collettore del Fucino, detto “Immissario Torlonia”, e infine nel Liri. Lungo il suo percorso raccoglie acque che, da sempre, sostengono comunità e attività locali: molte sorgenti, stagionali e perenni, vengono infatti captate per usi civili e industriali. Nella parte terminale del corso montano, nei pressi dell’abitato di Pescina, il flusso del fiume è bloccato da uno sbarramento che serve a immagazzinare l’acqua per l’irrigazione; più a valle si trasforma in un corpo idrico fortemente modificato, regimentato e cementificato, che confluisce nel canale di bonifica del Fucino. 

Fiume Giovenco.
Bruno D'Amicis

Dal 2000, l’ampliamento del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha incluso la Valle del Giovenco nei suoi confini, riconoscendone l’alto valore naturalistico. Il corso d’acqua, prolungandosi verso la piana del Fucino, funge da corridoio ecologico cruciale tra l’area meridionale del Parco e i massicci del Sirente-Velino, protetti dal Parco Regionale Sirente-Velino. Nel suo tratto montano, il Giovenco conserva ancora una notevole naturalità e presenta ampie fasce ripariali. Tuttavia, ben 15 piccoli sbarramenti — disseminati in soli 25 km — ne frammentano il flusso. Alcuni di questi manufatti, come quelli a servizio dell’acquedotto e dell’irrigazione, restano in uso; altri risultano abbandonati o hanno perso da tempo la loro funzione. In ogni caso, tutti interrompono la continuità del fiume.

Noi abbiamo scelto di rimuovere i primi cinque sbarramenti, ma il nostro sguardo va oltre: siamo convinti che liberare il fiume da queste barriere sia possibile, un passo alla volta. Il Giovenco merita di tornare a scorrere libero, per portare nuova vita e speranza non soltanto alla sua valle, ma anche a chi la abita e la ama.