Morti 3 grifoni e 1 volpe a poca distanza da una carcassa di pecora. Con tutta probabilità siamo di fronte all’ennesimo caso di avvelenamento di fauna selvatica, il primo rilevato nel 2024 in Appennino centrale.
Un nuovo episodio
È il 22 marzo quando il segnale GPS di 2 dei 63 grifoni dotati di trasmittente satellitare fa presagire che ci sia un problema. Sono fermi da troppe ore. C’è qualcosa che non va. Bisogna verificare sul posto.
Siamo ad Atina, in provincia di Frosinone, sul Monte Prato, già teatro di 3 probabili episodi di avvelenamento lo scorso anno, in occasione dei quali furono rinvenuti 6 grifoni morti.
Il team di Rewilding Apennines avvisa tempestivamente il Reparto Carabinieri Biodiversità Castel di Sangro, co-responsabile del monitoraggio di questa popolazione ed il Nucleo Carabinieri Forestale di Atina, competente per territorio.
Al momento del sopralluogo la sorpresa dei Carabinieri Forestali del Nucleo di Atina non è stata grande quanto lo sconforto di fronte a ciò che hanno trovato. Una scena vista troppo spesso: i due giovani grifoni senza vita e, a poca distanza, una carcassa di pecora.
Quello che era un sospetto si sta trasformando sempre di più in un’eventualità concreta. Ora è necessario ispezionare accuratamente l’area alla ricerca di eventuali altre vittime e di possibili esche. I Carabinieri Forestali e gli operatori di Rewilding Apennines si preparano per una perlustrazione. Con loro c’è anche il Nucleo Cinofilo Antiveleno del Nucleo Carabinieri ‘Parco’ di Villetta Barrea.
Quando viene trovato un grifone morto avvelenato, il numero delle vittime “ignote” è infatti quasi sempre destinato a crescere. Senza andare troppo lontano nel tempo, si ricorda il gravissimo caso avvenuto a Cocullo la primavera dello scorso anno, quando nel giro di 10 giorni furono rinvenuti 9 lupi, 5 grifoni e 2 corvi imperiali deceduti. Ciò significa anche che, se è vero che i grifoni con GPS sono “sentinelle” grazie alle quali vengono scoperti molti di questi atti illegali, è anche vero che rappresentano solo la “punta dell’iceberg” di una pratica che ha una portata molto più ampia.
La perlustrazione in questo caso ha portato al ritrovamento di 1 volpe e di un altro grifone senza trasmittente né altre marcature.
“Rewilding Apennines ha più volte denunciato gli allarmanti numeri risultanti dal monitoraggio della popolazione: si parla di almeno 36 animali negli ultimi 3 anni – vale a dire da quando decine di avvoltoi sono monitorati da trasmittenti satellitari – morti per avvelenamento o per cui si sospetta l’avvelenamento”, riporta Nicolò Borgianni, Vulture Field Officer dell’Associazione.
L’impegno per cambiare rotta
Tutto questo avviene in aree in cui sono presenti altre specie particolarmente protette. Orsi bruni marsicani, aquile, lupi sono tutti potenziali vittime degli avvelenamenti. Il lupo è spesso il principale bersaglio di queste azioni criminali.
L’appello di Rewilding Apennines è che l’uso del veleno non preoccupi solo il mondo della conservazione della natura, ma, in primo luogo, tutti i cittadini che hanno a cuore l’affermazione di una cultura della legalità e, in secondo luogo, tutte le oneste categorie che direttamente o indirettamente vengono colpite da questi crimini. Non ultimi gli animali domestici.
Lo scorso anno Rewilding Apennines insieme ad altre 23 Associazioni, ha chiesto azioni più incisive alle autorità nazionali, regionali e locali competenti in materia ambientale e di polizia giudiziaria, tanto per la prevenzione, quanto per l’intervento e l’investigazione. Troppo spesso infatti questi reati rimangono impuniti.
I grifoni “sentinella” sono un prezioso aiuto per la lotta al veleno. Il loro costante monitoraggio è stato anche provvidenziale per sventare potenziali stragi, come è avvenuto lo scorso giugno, quando il team di Rewilding Apennines si è imbattuto in una carcassa avvelenata vicina ad una delle più importanti colonie riproduttive di grifone, e che gli avvoltoi avrebbero sicuramente consumato di lì a poco.
Ricordiamo che questi straordinari avvoltoi svolgono un compito importantissimo nell’ecosistema: quello di “spazzini”. Le numerose colonie sono in grado di consumare grandi carcasse in poche ore, favorendo il ciclo di nutrienti e rallentando, o addirittura bloccando, la diffusione di alcune malattie infettive potenzialmente dannose per gli animali, anche da allevamento, e per l’uomo. Senza il loro aiuto tutti noi vivremmo in un ambiente meno sano.
La campagna di comunicazione #NonAvveleniamoci
Ci chiediamo: è giusto che i grifoni continuino a pagare a caro prezzo la nostra inefficienza nel fronteggiare questi crimini contro la biodiversità e la collettività?
Rewilding Apennines vuole fare la sua parte di fronte a questa grave criticità ricorrente. Ecco perché, alla luce del primo caso rilevato di sospetto avvelenamento del 2024 lanciamo una campagna di comunicazione dal titolo #NonAvveleniamoci. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza per un ampio pubblico su questa pratica che non accenna ancora a ridursi, soprattutto in alcuni contesti socioeconomici. Il titolo scelto ha molteplici significati: non avveleniamo il nostro territorio, la nostra salute e l’integrità delle risorse naturali su cui contiamo, non creiamo antagonismo tra portatori di interesse, ma favoriamo il dialogo e i molteplici benefici derivanti dalla tutela della natura, evitiamo di diffamare il nostro paesaggio e le comunità che lo abitano, al contrario impegniamoci per promuovere le sue bellezze e le sue ricchezze.
Se condividi i nostri obiettivi, aderisci alla campagna #NonAvveleniamoci e diffondi questi messaggi, perché soltanto insieme si può attuare un cambiamento culturale.