Dai centri di riproduzione e allevamento del gambero di fiume e della trota mediterranea, dove gli animali vengono allevati e preparati per il ritorno in natura, fino alla rimozione delle barriere fluviali, il lavoro di Rewilding Apennines sta cambiando il destino dei fiumi appenninici.

Impatto
È forse questa la parola che meglio descrive ciò che Rewilding Apennines sta costruendo ogni giorno lungo i fiumi appenninici.
Dal 2020, Rewilding Apennines ha avviato un programma strutturato di ripristino fluviale su ampia scala nell’Appennino centrale, fondato su dati scientifici, progettazione esecutiva, capacità amministrativa e alleanze istituzionali. Un percorso che ha portato ai primi interventi concreti di rimozione delle barriere fluviali nell’Appennino centrale e a ripopolamenti sistematici di specie autoctone. Oggi questo programma rappresenta un riferimento operativo e gestionale per futuri progetti di river restoration in contesti appenninici.
Dal 2021, grazie alla rete dei centri di allevamento, quasi 8.000 giovani gamberi sono stati reintrodotti nei fiumi locali. Nel 2025, in collaborazione con la Riserva Naturale Zompo Lo Schioppo, sono state liberate circa 4.000 giovani trote mediterranee nel torrente Romito.
Nel 2024 è arrivato un altro traguardo storico: la rimozione delle prime 5 barriere fluviali nell’Appennino centrale, sul fiume Giovenco, grazie al progetto Giov&Go. A questo intervento pionieristico è seguita la rimozione di un’imponente traversa sul fiume Liri con il progetto Lirica Selvaggia: la traversa Cesapresa, conclusa nel novembre 2025.
In entrambi i fiumi, quasi 12 chilometri di corso d’acqua a libero flusso sono stati restituiti alla natura. Ma l’importanza ecologica di questi interventi risiede anche nel potenziale effetto domino che le rimozioni potrebbero innescare anche in punti più lontani: una sequenza virtuosa di riconnessioni ecologiche, capace nel tempo di liberare decine di chilometri.
Dall’Appennino all’Europa
Il valore pionieristico di questo lavoro è stato riconosciuto anche a livello internazionale. Dam Removal Europe ha inserito Rewilding Apennines tra i frontrunners del cambiamento in Europa, proprio per la capacità di aprire nuove strade in un contesto complesso e privo di precedenti, costruendo competenze, procedure e alleanze là dove non esistevano modelli di riferimento.
Questi risultati, però, non restano confinati all’Appennino centrale. Essi fanno parte di un disegno più ampio di ripristino fluviale a scala europea, promosso da Rewilding Europe, che connette paesaggi, esperienze e conoscenze in tutto il continente. Un percorso raccontato in un approfondimento dedicato, che colloca l’esperienza appenninica all’interno di una visione comune.

Un passo indietro: dalle analisi alla progettazione esecutiva
Nel 2020 Rewilding Apennines ha realizzato il primo studio sistematico sulle barriere fluviali dell’Appennino centrale, con l’obiettivo di valutarne la fattibilità tecnica, ecologica e amministrativa per la rimozione.
169 chilometri di corsi d’acqua sui fiumi Liri, Sagittario, Gizio e Sangro sono stati percorsi. Sono state censite 289 barriere tra dighe, traverse, guadi, canalizzazioni, con una densità media di 1,7 barriere per chilometro e picchi elevati in alcuni nodi critici.
La grande maggioranza di queste strutture risultava ormai obsoleta e priva di funzione attiva, ma ancora perfettamente in grado di causare frammentazione longitudinale degli habitat,, alterazione del trasporto solido dei sedimenti, ostacoli ai movimenti dei pesci.
Su questa solida base conoscitiva, con il sostegno economico di Open Rivers Programme e di Rewilding Europe, Rewilding Apennines ha sviluppato e portato a termine i due progetti esecutivi di rimozione sui fiumi Giovenco e Liri. Nel primo caso coinvolgendo nella governance il Comune di Bisegna e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, nel secondo il Comune di San Vincenzo Valle Roveto.
Una governance costruita per affrontare un contesto senza precedenti
Forse ancora più che per i suoi obiettivi ambientali, questo programma ha avuto il merito di aprire una strada completamente nuova in un territorio dove interventi simili non erano mai stati realizzati. In assenza di precedenti locali, Rewilding Apennines ha dovuto progettare e mettere in campo un modello di governance multilivello, fondato su alcuni pilastri chiave:
- la collaborazione strutturata tra ONG e istituzioni pubbliche,
- l’integrazione tra competenze ecologiche e ingegneristiche,
- la gestione diretta dei complessi iter autorizzativi,
- il coordinamento operativo con gli enti territoriali.
Il percorso autorizzativo, in particolare sugli aspetti legati alla sicurezza idraulica, ha richiesto la costruzione ex novo di procedure che oggi rappresentano un riferimento per interventi futuri. Un lavoro altamente specialistico, portato avanti fianco a fianco da ingegneri idraulici ed ecologi consulenti di Rewilding Apennines.
È stato un percorso fatto di analisi, verifiche e confronto continuo con il territorio. Per la realizzazione dell’intervento sono infatti stati condotti approfonditi studi idraulici, geologici e ambientali, indispensabili per ottenere il parere favorevole dell’Autorità di Bacino e i nulla osta delle autorità competenti, tra cui il Genio Civile e la Regione Abruzzo, oltre alla piena condivisione progettuale da parte del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dell’ Amministrazione comunale di Bisegna nel caso della rimozione sul Giovenco e del Comune San Vincenzo Valle Roveto nel caso del Liri.

I primi risultati: la natura risponde
Sul fiume Giovenco, le trote hanno già ricolonizzato i tratti a monte delle barriere rimosse. È un segnale immediato dell’efficacia dell’intervento e della straordinaria resilienza degli ecosistemi naturali. I benefici più profondi, tuttavia, si manifesteranno nel tempo. È proprio per accompagnare e comprendere questa evoluzione che ogni intervento viene seguito passo dopo passo attraverso un accurato sistema di osservazione scientifica.
Il monitoraggio pre e post-intervento è un asse strutturale dei progetti di rimozione delle barriere e include:
- analisi della dinamica e del trasporto dei sedimenti,
- presenza di pesci e macroinvertebrati,
- ricolonizzazione spontanea della vegetazione ripariale,
- formazione di nuovi rifugi naturali.
Il risultato atteso è una fauna più ricca, una dinamica fluviale sempre più naturale e il pieno ripristino dei flussi di nutrienti e sedimenti, fondamentali per la salute a lungo termine degli ecosistemi fluviali.
Riportare trote e gamberi nei fiumi
Accanto agli interventi di rimozione delle barriere, Rewilding Apennines ha costruito una vera e propria rete operativa dedicata alla riproduzione, all’allevamento e a ripopolamenti delle specie chiave degli ecosistemi fluviali appenninici: il gambero di fiume e la trota mediterranea.
Un tempo numerosi, oggi i gamberi di fiume stanno scomparendo dai corsi d’acqua europei. Inquinamento, prelievo eccessivo, malattie come la peste del gambero e la diffusione di specie invasive hanno provocato un crollo drammatico delle popolazioni anche in Italia. Per contrastare questa tendenza, Rewilding Apennines gestisce quattro centri specializzati – a Borrello, Pettorano sul Gizio, Morino e Monteferrante – dove vengono selezionati i riproduttori, allevati i giovani e seguite con estrema cura tutte le fasi del loro sviluppo fino al rilascio in natura. Da qui provengono i circa 8.000 giovani gamberi che hanno ripopolato i fiumi locali.
Un lavoro analogo viene svolto per la trota mediterranea, grazie alla collaborazione con la Riserva Regionale Zompo lo Schioppo: dalla raccolta delle uova da riproduttori selvatici, alla fecondazione controllata, all’allevamento in sicurezza fino al rilascio finale. Finora sono state liberate 4.000 trote nel torrente Romito.
Ogni rilascio – sia di trote che di gamberi – avviene nel pieno rispetto delle autorizzazioni delle autorità competenti e sotto la guida dei tecnici e dei consulenti specializzati del progetto.

Un modello operativo di riferimento per l’Appennino
Il programma di ripristino fluviale di Rewilding Apennines ha dunque già prodotto:
- i primi interventi di rimozione di barriere fluviali dell’Appennino centrale;
- una filiera completa di progettazione, autorizzazione, realizzazione e monitoraggio;
- un modello di governance replicabile;
- una rete stabile di centri di reintroduzione di specie autoctone;
- dati scientifici utilizzabili per la pianificazione futura
Questo è impatto
Un impatto che si misura in chilometri di fiume riconnessi, in migliaia di animali tornati in natura, in barriere che scompaiono e in ecosistemi che ripartono. Un impatto che racconta come il rewilding, quando è guidato da scienza, collaborazione e visione, possa davvero cambiare il futuro dei nostri fiumi.
