La conservazione dei grandi carnivori passa anche attraverso la convivenza con l’essere umano. Una mappa innovativa, creata grazie alla collaborazione tra scienziati e comunità locali, evidenzia le aree critiche e contribuisce alla pianificazione di misure di convivenza e conservazione studiate per adattarsi alle esigenze del territorio.
Non esiste conservazione senza convivenza e chiunque si occupi di rewilding lo sa bene. Di qualunque specie si tratti, endemica di una piccola area come l’orso marsicano o diffusa in tutta Europa come il lupo, non c’è piano di conservazione che possa esimersi dall’affrontare il tema della coesistenza uomo-fauna. Tema che diventa oltremodo centrale quando la specie in questione appartiene al gruppo dei grandi carnivori. Paula Mayer – appassionata e studiosa del rewilding, frequenta l’Appennino centrale sin dal 2019, quando è stata volontaria di Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso – e il suo team hanno approcciato la questione da un innovativo punto di vista, realizzando uno studio partecipativo sulla coesistenza tra uomo e orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) in un’area di 1.006 km2 tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Regionale Sirente Velino e la Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio. Il risultato è una mappa che evidenzia i temi e le aree critiche per la convivenza, tenendo in considerazione sia il punto di vista delle comunità locali che le necessità degli orsi, per dare ai decisori gli strumenti per studiare e applicare misure di coesistenza adattate ai bisogni di ciascuna comunità (Paula Mayer, Adrienne Grêt-Regamey, Paolo Ciucci, Nicolas Salliou, Ana Stritih – Mapping human- and bear-centered perspectives on coexistence using a participatory Bayesian framework. Journal for Nature Conservation, Volume 73, 2023).
Coesistenza: la grande sfida del nostro tempo
Negli ultimi decenni le popolazioni di specie all’apice della catena alimentare hanno conosciuto un periodo di crescita e diffusione in tutto il territorio europeo. La tutela da parte degli stati membri, l’aumentata estensione delle aree protette e l’aumento delle popolazioni di ungulati selvatici hanno permesso a specie come lupo e orso di recuperare terreno nella lotta all’estinzione. Il supporto dell’opinione pubblica è stato fondamentale per raggiungere questi risultati. La coesistenza tra uomo e fauna è una pietra angolare della conservazione, senza la quale gli sforzi degli scienziati non otterrebbero gli stessi risultati. Al giorno d’oggi, però, la coesistenza con i grandi carnivori è anche una delle più grandi sfide per la conservazione.
La convivenza con i grandi predatori dipende da diversi fattori: se da un lato i carnivori sono fondamentali per la salute degli ecosistemi e alimentano il crescente fenomeno del turismo naturalistico, dall’altro possono essere fonte di preoccupazione poiché possono minacciare la sicurezza degli animali domestici e da reddito e, in rari casi, anche quella delle persone. Dunque, dal punto di vista delle comunità locali il rapporto con gli animali selvatici ha effetti più o meno tangibili a livello sociale ed economico. Dal punto di vista della fauna, le attività umane possono determinare modifiche al comportamento e alle abitudini dei singoli soggetti e talvolta rappresentare una minaccia per la loro salute e sopravvivenza con effetti a lungo termine sull’intera popolazione.
Molto spesso l’analisi del rapporto uomo-fauna assume i toni di una contrapposizione, tant’è che si parla molto più di conflitto che di convivenza. Gli studi effettuati finora hanno spesso e volentieri analizzato la questione solo dal punto di vista delle attività umane o da quello del disturbo antropico sugli animali selvatici, polarizzando la discussione. Modelli come quello proposto dallo studio di Paula Mayer e colleghi, invece, analizzano entrambe le facce della medaglia del delicato equilibrio che caratterizza la convivenza tra uomo e grandi carnivori, integrando gli aspetti sociali e quelli ecologici in linea con i più moderni obiettivi del rewilding. Attraverso questa integrazione, che tiene in considerazione le esperienze, le conoscenze e l’opinione di chi vive il territorio, è possibile studiare piani di conservazione dei grandi carnivori che siano a misura di comunità, sia umane sia animali.
Piani a misura di comunità
Attraverso tre serie di interviste ad esperti e cittadini e una mappatura dei movimenti degli orsi sul territorio grazie ai dati forniti da Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, gli scienziati sono stati in grado di analizzare le caratteristiche della coesistenza tra uomo e orso in maniera capillare.
Nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (zona sud della mappa), dove l’orso è attrazione turistica tanto quanto risorsa ecologica, la presenza di questo animale è vista in maniera positiva. La stessa tendenza è evidenziata nella Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio e nella Riserva Regionale Gole del Sagittario. L’accettazione della convivenza è influenzata da molteplici fattori, inclusa la possibilità di accedere in modi diversi alle risorse naturali (ad esempio passeggiare nei boschi o andare in cerca di tartufi) e l’entità degli indennizzi offerti dalle istituzioni in caso di danni da orso.
L’area centrale della mappa è caratterizzata da una convivenza con l’orso decisamente più critica. In questa zona l’habitat ideale per l’orso e i corridoi ecologici che ne permettono gli spostamenti si sovrappongono ad aree utilizzate per la caccia, la ricerca di tartufi e l’agricoltura. Nell’area a nord, invece, la convivenza è strettamente legata alle attività tipiche delle comunità locali. Il territorio è ricco di corridoi ecologici per l’orso, i quali però spesso si sovrappongono a una rete stradale molto fitta, possibile teatro di incidenti, e ad aree utilizzate per il turismo sciistico.
Avvelenamenti, incidenti stradali e accidentali ferite da arma da fuoco sono, invece, le principali cause di morte per gli orsi nelle aree analizzate. Un altro problema legato alla convivenza è la popolarità che questi animali hanno raggiunto sui social media che porta le persone a cercare di avvicinarli a tutti i costi, disturbandoli e aumentando il rischio di incidenti.
Lo studio ha evidenziato le misure più efficaci per migliorare la convivenza uomo-fauna a seconda delle esigenze delle singole aree. Le campagne di informazione verso turisti e allevatori sono tra le misure più largamente segnalate come necessarie, assieme alla messa in sicurezza delle strade e al monitoraggio della presenza di bocconi avvelenati.
Uno strumento per il futuro
La coesistenza tra esseri umani e grandi carnivori è influenzata da numerosi fattori, naturali e antropici. La mappa realizzata grazie ai dati raccolti durante lo studio offre un quadro particolareggiato della situazione attuale e tiene in considerazione tutte le sfumature del territorio. Si tratta di un nuovo strumento a disposizione di tutti coloro che, come Rewilding Apennines, si occupano della conservazione dei grandi predatori senza voler tralasciare l’importantissimo ruolo che le comunità locali e le loro economie rivestono in questo delicato processo. Studiare piani a misura di comunità facilita la coesistenza tra persone e fauna e ci fa compiere un altro passo verso la conservazione di specie a rischio come l’orso marsicano.