La comparsa di piccole comunità di castoro eurasiatico (Castor fiber) in varie zone del territorio italiano ha suscitato l’interesse della comunità scientifica. Il ritorno di questa specie dopo più di cinquecento anni di assenza e la sua capacità di modificare il paesaggio richiamano l’attenzione sul tema della convivenza con una specie selvatica relativamente sconosciuta in Italia.
Tronchi rosicchiati, dighe e alberi abbattuti: i segni di presenza del castoro eurasiatico sono a dir poco inconfondibili. La combinazione di questi segni insieme alle immagini ottenute da fototrappole e analisi genetiche su campioni di pelo ha confermato che la specie oggi vive in diverse aree d’Italia: a nord-est, in Friuli-Venezia Giulia e in Alto Adige, vicino al confine austriaco; nel centro della penisola in Toscana, Umbria e Abruzzo; e nelle regioni meridionali, in Molise e in Campania. Le aree sopra menzionate sono molto distanti tra loro, di conseguenza, mentre l’arrivo dei castori nelle regioni del nord-est si deve ad un processo naturale di dispersione dall’Austria, nel centro e nel sud Italia la loro presenza potrebbe essere frutto di rilasci non ufficiali.
I castori sono noti ingegneri ecosistemici, capaci di apportare grandi cambiamenti ai territori che li ospitano, aumentando la biodiversità e migliorando la salute e la funzionalità dei bacini idrici. Si tratta di veri e propri custodi degli ambienti naturali e dalla loro presenza non possiamo che trarre beneficio.
La storia del castoro in Italia
Il castoro euroasiatico è un roditore di taglia medio-grande autoctono in tutta Europa, Italia compresa. La specie è sempre stata oggetto di interesse per l’uomo per carne, pelliccia e castoreo, l’olio prodotto dalle ghiandole perianali degli animali che lo usano per impermeabilizzare il mantello, molto apprezzato in cosmesi. A causa della caccia, la specie ha registrato un significativo declino a partire dal Medioevo, e tra il 1500 e il 1600 è stata considerata estinta in alcuni stati, tra cui l’Italia.
Dal 1920, grazie al riconoscimento come specie protetta, ad azioni di reintroduzione e alla sua capacità di dispersione, il castoro è tornato a riconquistare la maggior parte del suo areale originario, fino a raggiungere l’attuale popolazione stimata di circa 1,2 milioni di individui in Europa, secondo il rapporto European Wildlife Comeback (2022).
I primi segni della presenza del castoro in Italia sono stati registrati nel 2018 in Friuli-Venezia Giulia, molto probabilmente a seguito di un fenomeno di dispersione naturale dall’Austria, dove la specie è stata ufficialmente reintrodotta intorno agli anni ’70 del ‘900. Successivamente, nel novembre 2020, due individui sono stati fotografati in Alto Adige, sempre vicino al confine austriaco. A marzo 2021, segni inequivocabili di presenza di castori sono stati segnalati in due aree del centro Italia: tra le province di Grosseto e Siena (Toscana) e tra le province di Arezzo (Toscana) e di Perugia e Terni (Umbria). Queste aree si trovano a circa 550 km a sud del confine austriaco, avallando l’ipotesi che, mentre gli individui presenti nel Nord-Est del nostro Paese siano arrivati dall’Austria seguendo un percorso di naturale espansione, nel centro-sud Italia, siano avvenuti dei rilasci non autorizzati. Tra gennaio 2022 e marzo 2023 le segnalazioni di segni di presenza di castori da parte di cittadini e professionisti si sono moltiplicate. Nell’aprile 2022 è stata registrata la presenza di questo animale nella pianura tra Trino Vercellese e Fontanetto Po sul fiume Po (Provincia di Vercelli, Piemonte). Nella stessa regione, a marzo 2023, è stata segnalata la presenza del castoro anche a Migiandone (Ornavasso, Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte). Contemporaneamente, sono stati segnalati tronchi rosicchiati in un’area compresa tra i comuni di Monteroduni-Roccaravindola (provincia di Isernia, Molise) e Capriati a Volturno (provincia di Caserta, Campania), lungo il fiume Volturno, a testimonianza della popolazione di castoro euroasiatico più meridionale al mondo, oggi come nel Medioevo. Infine, un’ultima segnalazione della presenza del castoro in Abruzzo arriva attraverso alcune fototrappole posizionate per un’indagine sulla lontra (Lutra lutra) lungo il fiume Aterno. Gli scienziati hanno evidenziato che sia improbabile che le suddette popolazioni di castoro nei fiumi Aterno e Volturno derivino dai rilasci in Italia centrale (Toscana e Umbria), dato che il gruppo familiare più vicino si trova a circa 150-200 km a nord, in bacini fluviali distinti tra loro. Pertanto, la comparsa del castoro eurasiatico in Abruzzo e nell’Italia meridionale potrebbe essere dovuta a ulteriori eventi di rilascio non autorizzati.
Si stima che oggi gli individui di castoro euroasiatico in Italia siano circa 60. La prima opzione presa in considerazione per la gestione dei soggetti reintrodotti illegalmente, nel momento in cui il sospetto delle reintroduzioni non autorizzate si è trasformato in realtà, è stata l’eradicazione. Tuttavia, questa opzione andrebbe valutata attentamente poiché questa specie è in grado di apportare numerosi benefici agli ecosistemi che abita.
Espansione e reintroduzione dei castori: l’approccio rewilding
I castori sono tornati a popolare l’Italia in due modi: attraverso la dispersione naturale nelle regioni Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, e attraverso atti di reintroduzione illegale nel resto delle aree segnalate.
Mario Cipollone, Team Leader di Rewilding Apennines, si esprime chiaramente su questo tema a nome dell’organizzazione che rappresenta: “La ricomparsa di una specie nel suo territorio d’origine è sempre da apprezzare. È la prova che, quando l’intervento umano è minimo, la natura è in grado di rigenerarsi e trovare il modo di prosperare. Ciò non significa che reintrodurre una specie nel suo areale originario senza aver verificato che le condizioni ecologiche e socioculturali locali siano in grado di sostenerne lo sviluppo e che siano venute meno le cause che l’hanno portata all’estinzione sia il modo corretto per rigenerare un’area. Anche nel caso di reintroduzioni programmate, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) sconsiglia fortemente operazioni condotte senza prima aver effettuato uno studio di fattibilità e l’analisi genetica dello stock rilasciato, a causa delle eventuali problematiche che essi possono causare”.
La IUCN ha sviluppato linee guida chiare (“Linee Guida sulla conservazione e il trasferimento delle specie animali“) che dovrebbero essere alla base di qualsiasi iniziativa di conservazione e reintroduzione. Esse garantiscono agli individui reintrodotti le migliori condizioni per sopravvivere e prosperare attraverso un rigoroso processo di studi di fattibilità e analisi. Inoltre, per garantire la coesistenza, è necessario considerare il possibile impatto che le specie in questione potrebbero avere sulle attività umane e viceversa. Sono molteplici gli strumenti, come l’European Wildlife Comeback Fund promosso da Rewilding Europe o il programma LIFE dell’Unione Europea, che consentono di contribuire alla reintroduzione di specie chiave, come il castoro, attraverso un percorso approvato da comunità scientifica, mondo politico e opinione pubblica. Solo in questo modo si può essere sicuri che tutte le parti coinvolte lavoreranno insieme per garantire che gli individui reintrodotti siano protetti, abbiano la possibilità di svolgere il loro ruolo ecosistemico e possano, nel tempo, stabilire una comunità stabile e sana.
I molteplici benefici della presenza del castoro
Che sia per la costruzione di tane e dighe o per il foraggiamento, i castori sono in grado di modificare il territorio in cui vivono per soddisfare le proprie esigenze e, così facendo, forniscono importanti servizi ecosistemici. Le attività dei castori supportano la biodiversità perché regolano il flusso e lo stoccaggio dell’acqua, riducono il rischio di incendi boschivi e inondazioni, mitigano la siccità, e intrappolano, attraverso le dighe, sedimenti e sostanze inquinanti impedendo così la loro diffusione nei corsi d’acqua. Contribuiscono a ripristinare e creare habitat ripariali e d’acqua dolce; ad aumentare la diversità di invertebrati, anfibi, uccelli, mammiferi e pesci, nonché a migliorare l’abbondanza e la diversità di molte specie vegetali e migliorare la qualità delle acque. In breve, l’attività dei castori ha un enorme impatto positivo sulla biodiversità, sugli ecosistemi e sulle risorse idriche.
Quando si pensa ai castori, le dighe sono spesso la prima trasformazione ambientale che viene in mente, ma sono numerose le modifiche al paesaggio di cui sono responsabili: abbattono alberi, scavano tunnel e costruiscono tane.
Il castoro è un erbivoro la cui attività è legata ai corsi d’acqua. Predilige generalmente alberi adulti appartenenti ai generi Alnus (ontano), Fraxinus (frassino), Prunus (ciliegio), Corylus (nocciolo), Acer (acero), Sorbus (sorbo), Quercus (quercia), Populus (pioppo) e Salix (salice). Abbattendo gli alberi adulti, i castori favoriscono la diffusione della luce negli strati inferiori della vegetazione, riducono la concorrenza tra le specie vegetali e promuovono la crescita di piante erbacee e alberi giovani.
Le dighe riducono la portata massima e la velocità del flusso d’acqua che attraversano, riducendone di conseguenza il potenziale di erosione e diminuendo la possibilità di inondazioni. Inoltre, contribuiscono all’espansione degli habitat ripariali e all’innalzamento del livello delle acque sotterranee nelle falde freatiche. Più dighe posizionate in serie su uno stesso corso d’acqua possono regolare il flusso dell’acqua durante tutto l’anno, riducendo il rischio di inondazioni. Inoltre, ogni singola diga intrappola sedimenti e materiale organico e contribuisce ad aumentare il livello delle acque superficiali creando piccole aree ripariali ricche di nutrienti, come azoto e potassio, e favorendo l’attività microbica e delle piante acquatiche. Le dighe sono anche in grado di intrappolare gli inquinanti, migliorando la qualità dell’acqua a valle.
L’area che circonda una diga, con le sue acque a flusso lento e la vegetazione lussureggiante, è molto ricca di microfauna, come invertebrati terrestri e acquatici, che sono fonte di alimentazione per molte altre specie animali. Pesci, anfibi, rettili e uccelli qui trovano cibo in abbondanza e le condizioni ideali per riprodursi. Piccoli e grandi erbivori, come lepri, caprioli e cervi, si nutrono di giovani piante nei periodi caldi e della corteccia degli alberi caduti in inverno. Gli alberi a terra forniscono anche un luogo perfetto per la nidificazione dei piccoli mammiferi e col tempo contribuiscono alla rigenerazione della sostanza organica nel suolo. L’elevato numero di insetti attorno ai corpi idrici attira i pipistrelli, mentre la presenza di anfibi, rettili e piccoli mammiferi attira le lontre, note per condividere il territorio con i castori. Infine, mentre i lupi adulti cacciano i grandi erbivori, il castoro stesso è un’ottima preda per gli individui più giovani alle prime esperienze di caccia.
Coesistenza tra castori ed esseri umani
Sebbene il numero dei castori in Italia non sia ancora tale da aver causato cambiamenti significativi al corso dei fiumi e ai paesaggi che hanno colonizzato, le popolazioni in lenta crescita rendono necessario considerare come convivere con questa specie chiave.
In quanto ingegneri ecosistemici, i castori svolgono un ruolo cruciale nel plasmare gli ecosistemi. Le loro attività rimangono per lo più entro una fascia di 20 m dai bacini idrici che frequentano. La necessità di gestire l’interazione uomo-castoro nasce quando anche l’uomo utilizza questo lembo di terra per le proprie attività.
I castori sono una specie con un’elevatissima adattabilità. Nei paesi in cui sono stati reintrodotti e hanno ristabilito una popolazione sana, attività come scavare, scortecciare alberi e modificare il livello della falda freatica possono avere un impatto sulle attività umane.
La perdita dei raccolti è di solito una delle prime preoccupazioni quando si pensa all’interazione uomo-fauna. I castori si sono adattati alla convivenza con l’uomo includendo i raccolti tra le proprie fonti di cibo, ma la percentuale di prodotto persa a causa della loro presenza rimane piuttosto bassa. Più significativo, invece, è l’impatto della scortecciatura e del taglio degli alberi da frutto e delle specie arboree di valore economico. Gli alberi abbattuti, oltre a rappresentare una perdita economica per i proprietari, possono diventare un ostacolo che compromette il drenaggio dell’acqua, che impedisce l’accesso ai campi, blocca le strade o danneggia le linee elettriche. L’innalzamento del livello delle acque superficiali causato dalle dighe può inondare terreni agricoli, strade o scantinati. L’aumento del livello delle acque sotterranee può intasare i tubi di drenaggio, aumentare l’erosione degli argini e compromettere la stabilità di binari ferroviari. I tunnel dei castori potrebbero causare danni ai veicoli che procedono al di sopra, crollando sotto il loro peso, e potrebbero compromettere l’integrità degli argini.
In molti paesi europei con popolazioni di castori stabili e attive esistono diverse strategie di gestione per promuovere la coesistenza tra questo animale e l’uomo.
La soluzione più efficace per prevenire i conflitti tra castori e umani sarebbe quella di non utilizzare la fascia di rispetto di 20 m dai corsi d’acqua per attività antropiche, perché è lì che i castori vivono abitualmente, e di ripristinare gli habitat fluviali. Queste aree rinaturalizzate sarebbero di grande valore non solo per i castori e per molte altre specie selvatiche, ma anche per le persone. Esse, infatti, fungono da aree cuscinetto per il drenaggio di fertilizzanti e pesticidi dai terreni agricoli verso i fiumi e da protezione dei terreni dalle inondazioni.
Questa soluzione può risultare di difficile attuazione, soprattutto in territori fortemente antropizzati, per questo motivo sono state studiate strategie di gestione alternative, indirizzate in particolar modo a proteggere colture di pregio e impedire ai castori di scavare sotto i terreni agricoli. In paesi come Germania (Baviera), Paesi Bassi, Lettonia e Scozia rete metallica, tronchi dipinti di vernice repellente e la compensazione economica per i danni da fauna sono misure di mitigazione comuni. Grate, pannelli o strati di ghiaia vengono utilizzati per prevenire l’indebolimento delle pareti degli argini e dei margini delle strade; le recinzioni elettrificate, invece, tengono i castori fuori dalle aree coltivate e canali scavati intorno alle dighe dei castori riducono il rischio di allagamento delle aree circostanti. Un’altra misura di mitigazione comune è il monitoraggio delle popolazioni di castori per individuare rapidamente possibili conflitti prima che si verifichino. I castori identificati come potenzialmente problematici vengono trasferiti e le dighe a rischio vengono abbassate o rimosse.
La percezione che le popolazioni locali hanno delle specie animali con cui condividono il territorio è di fondamentale importanza per il successo di una reintroduzione. 1114 persone provenienti dalle regioni italiane interessate dalle reintroduzioni dei catori sono state intervistate a fine 2022 per valutare l’opinione degli abitanti sulla presenza di questo animale. Il 65,5% si è dichiarato favorevole alla reintroduzione del castoro in Italia e solo l’1,2% si è dichiarato fortemente contrario. Analizzando le ragioni dietro opinioni contrarie si sono evidenziate la preoccupazione per l’effetto che i castori potrebbero avere sull’ambiente ripariale e sulla biodiversità, e la preoccupazione che non sussistano condizioni ambientali favorevoli, in termini di risorse e spazi, al sostentamento di questa specie. È stata evidenziata una correlazione chiara tra un’opinione negativa sulle reintroduzioni – accompagnata da quella positiva alla rimozione dei soggetti già reintrodotti – e una scarsa conoscenza dell’ecologia e del potenziale impatto dei castori sull’ecosistema.
La presenza dei castori rappresenta una grande opportunità, poiché questi animali forniscono servizi ecosistemici che l’essere umano non è in grado di replicare e attirano turisti e appassionati di fauna nei territori interessati. La loro attività è anche causa di potenziali conflitti che richiedono strategie di gestione che dovrebbero tenere conto sia degli interessi umani sia delle necessità ecologiche dei castori. La convivenza con questa specie non è solo possibile, ma fortemente auspicabile poiché i cambiamenti che i castori sono in grado di apportare all’ambiente vanno a beneficio sia della natura sia delle persone.